Che cosa ne pensano i bambini di

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L'esperienza si dimostra positiva e utile, sia per i bambini ospedalizzati, sia per quelli nelle scuole. Per i bambini ospedalizzati, il contatto con gli amici all'esterno è motivo di distrazione, un gioco nuovo e curioso:

E' troppo divertente! Alla sera mi piace rileggere le belle cose che mi hanno scritto i miei nuovi amici delle altre scuole...

Cari amici, ho ricevuto e letto la vostra lettera di come trascorrete le ore a scuola, e devo dire che mi ha divertito molto.

Ciao G., sono contenta di ricevere le vostre lettere...

Cari amici, sono contentissima che mi abbiate scritto...

In certi casi, invece, è qualcosa di più: una compagnia, una consolazione, forse una ricerca di aiuto:

Ciao a tutti, perché non mi scrivete più? Io speravo di ricevere tante lunghe lettere che mi tirassero su il morale e mi tenessero compagnia e invece non è stato così. Sarei stata felice di sapere le cose che fate, quelle divertenti e anche quelle un po' noiose. Io non ho mai niente da raccontarvi perché le mie giornate sono quasi sempre uguali...

Cari amici, l'incontro con voi è stato meraviglioso perché siete molto simpatici ed anche il regalo che mi avete fatto è bello. I vostri messaggi sono divertenti e mi tengono tanta compagnia. Non vi ho scritto spesso perché vengo poco in Day Hospital ma questa settimana ci sarò tutti i giorni.

Non vedo l'ora di potervi rivedere per passare un po' di tempo insieme perché mi mancate tantissimo. La maestra Elisa mi ha detto che mi potete anche mandare altre cose allegate alla lettera,ad esempio documenti scritti e forse anche fotografie. Se volete provarci mi farete molto piacere! Aspetto con impazienza una risposta!

Per i bambini in ospedale vivere quest'esperienza è anche conoscere cose nuove, entrare in contatto con realtà diverse:

Cari amici, sono molto contento dopo la visita che io ho fatto alla vostra scuola perché ho visto tante cose belle e sono rimasto incantato per averle conosciute...

Per i bambini nelle scuole, invece, EDELWEISS significa solidarietà, e soprattutto imparare che ci sono realtà dure, per le quali, ognuno, nel suo piccolo, può fare qualcosa:

Scriviamo per raccontare cosa succede fuori e a scuola, così a questi bambini sembra di essere con noi...

Scriviamo ai bambini in ospedale anche per aiutarli a non aver paura della malattia.

Come sono simpatici questi ragazzi! Mi piace avere tanti amici anche se non li posso vedere!


Che cosa ne pensano gli insegnanti

Il commento di un insegnante che ha vissuto con la sua classe un'esperienza di corrispondenza con bambini ospedalizzati

... Credo che un piccolo sforzo per raggruppare qualche pensierino in una lettera possa strappare a questi bambini un sorriso ed un emozione in più e possa fargli trascorrere più spensieratamente qualche ora e contemporaneamente per i nostri possa essere un mezzo per sviluppare una futura cultura di solidarietà.


Che cosa ne pensano i ricercatori

Alcune riflessioni sulle attività svolte

Michela Ott - ITD del CNR (tratto dalla rivista Thema, num.1, Ottobre 1997, Bruno Mondadori)

L'idea ha funzionato, con pregi e difetti e con qualche limite. Tutte scuole coinvolte hanno giudicato positivamente l'esperienza condotta (anche perché pare che quasi sempre abbia innescato alcune riflessioni/discussioni di gruppo di un certo spessore socio culturale); per quanto riguarda i bambini ospedalizzati la valutazione dell'attività di comunicazione proposta è più complessa: c'è stato quasi per tutti un piacevole impatto con la novità "computer", ma la comunicazione è risultata più significativa ed attraente per i più grandicelli, per quelli per cui la scrittura in sé non rappresentava un elemento aggiuntivo di difficoltà e che, quindi, riuscivano ad esprimere agilmente i propri pensieri; per gli altri, i più piccoli delle prime classi elementari la fatica dell'esposizione e della scrittura tendeva a prevalere sull'interesse, il piacere e la novità della comunicazione che quindi, forzatamente si manteneva su toni molto limitati e banali.

Al momento ci sentiamo di giudicare:

· certamente gratificante l'esperienza umana vissuta, sia sul piano dei rapporti interpersonali sia su quello della presa di coscienza di problematiche sociali rilevanti;

· adeguati gli strumenti tecnologici utilizzati (quindi non c'è poi bisogno di tecnologie così raffinate, e il costo dell'operazione rimane relativamente basso!);

· incrementabile l'attività didattica e, conseguentemente allargabili gli obiettivi didattici previsti (per quanto riguarda la scuola ospedaliera).

Da quest'ultimo punto di vista, l'esperienza ha messo in evidenza - come ci aspettavamo - che l'attività didattica all'interno di un ospedale è necessariamente complessa sia nella forma che nei contenuti, ed ha sottolineato che deve, necessariamente, avere caratteristiche di ampia plasticità per adattarsi a situazioni sempre diverse. In questo senso l'utilizzo del mezzo informatico risulta estremamente opportuno e funzionale in quanto consente la costruzione di percorsi individualizzati, di diverso tipo, di diversa entità e di diverso spessore.

La chiave dell'efficacia globale di ogni intervento rimane, comunque, nella progettazione didattica e nell'idea educativa sottostante; in questo specifico caso dei bambini ospedalizzati sta però, anche - o meglio soprattutto - nella sensibilità personale del docente nella sua carica umana ed educativa, nel rapporto che riesce a creare con il piccolo studente e nel modo in cui presenta le diverse attività, con cui si vale dei vari strumenti (computer incluso!), che, ricordiamolo, sono sempre e soltanto "strumenti"!